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Le Aziende dei Rifiuti all'Epoca della regolazione ARERA

Quali sono le scelte gestionali che le aziende dovranno fare per mantenere o migliorare i propri margini?

Dai documenti di consultazione fino ad oggi emessi dall’Autorità di Regolazione sui rifiuti emergono alcuni passaggi epocali relativa alla tariffa che già dal 2020 sarà in vigore.

Ma la domanda è: quali le scelte gestionali che le aziende dovranno fare per mantenere o migliorare i propri margini?

In sintesi il nuovo sistema utilizza l’impiego delle fonti contabili obbligatorie del gestore per l’elaborazione del Piano Economico Finanziario (PEF), prevedendo il riconoscimento dei costi effettivi e non più costi pianificati e/o di pre-consuntivo così come avveniva con il 158/99. In secondo luogo le imprese troverebbero ristoro dei loro investimenti e in estrema sintesi margine proprio dal capitale che riescono ad investire. Il sistema è pertanto asset-based ed è utile in un settore e in territori che necessitano di investimenti importanti. Va da se che territori con una impiantistica sufficiente e magari già ammortizzati si troverebbero a soffrire avendo ridimensionamenti di tariffe importanti e l’erosione dei margini delle imprese. Se la remunerazione del capitale prevista sembrerebbe positiva per via dei valori che possiamo stimare poco sopra il 6% (contro un 3 / 4 % del 158/99) la questione va affrontata su casistiche nettamente differenti.

Se i settori di derivazione degli attuali metodi tariffari permettono un approccio semplificato vista la omogeneità delle casistiche sui vari territori, così non è per il mondo dell’igiene ambientale. È pertanto necessario da parte dei manager delle aziende gestrici iniziare a ragione sulle scelte da compiere per evitare un crollo delle marginalità delle proprie imprese.

Con la finalità esemplificativa di aprire il dibattito sull’argomento si vuole di seguito rappresentare uno schema di analisi per scenario individuando gli effetti sulle marginalità del gestore e sulle tariffe dei cittadini le valutazioni che seguono sono prospettiche e soggette a revisione nel momento di uscita dei regolamenti definitivi sia per i costi della raccolta e spazzamento sia per quelli degli smaltimenti.

 

SCENARIO GESTORE TARIFFA AI CITTADINI
SCENARIO STABILE:

Assetto impiantistico maturo con impianti in fase finale di ammortamento, ma ancora con una vita utile medio lunga.

Margini in riduzione Riduzione delle tariffe al cittadino
SCENARIO IN EVOLUZIONE:

Assetto impiantistico che prevede fine vita prossimi per gli impianti.

Margini in ulteriore riduzione Riduzione delle tariffe al cittadino
SCENARIO SPINTO:

Asset impiantistico in corso di rinnovo con valori di investimento importanti (impianti non ancora in esercizio)

Margini sufficienti e in probabile aumento Tariffe in progressivo aumento
SCENARIO STABILE:

Modello di raccolta maturo, il gestore non prevede cambiamenti nei prossimi anni.

Copertura dei costi e margini a con una remunerazione complessiva intorno al 2% (calcolo su capitale investito su raccolta solo per aggiornamento asset e b sharing costante) Riduzione delle tariffe al cittadino
SCENARIO IN EVOLUZIONE:

Modello di raccolta in veloce cambiamento.

Copertura dei costi e margini in assestamento intorno al 3/4% Tariffe in progressivo aumento
SCENARIO SPINTO:

Modello di raccolta in veloce cambiamento con utilizzo di sistemi di raccolta con tecnologie ad alto costo (es. cassonetti ad accesso controllato).

Copertura dei costi e margini in aumento assestati intorno al 4 % Tariffe in progressivo aumento

 

Ma per valutare appieno gli effetti e le possibili remunerazioni del nuovo metodo tariffario è fondamentale introdurre un altro elemento di analisi che fino ad oggi dagli interventi pubblicati sembra essere dimenticato. Il DCO 351/2019 individua la vita utile dei cespiti al fine di definire la quota dell’ammortamento delle immobilizzazioni. E qui troviamo una sorpresa nello schema proposto infatti alcuni tempi di “vita utile regolatoria” indicati sono decisamente lunghi per tutto il comparto impiantistico, molte voci arrivano a 40 anni!

Emergeranno quindi svariati problemi in ordine al passaggio a nuovi concessionari dovuti alle durate delle concessioni e in generale dei contratti di affidamento (limitati a 20 anni per legge) nonché un effetto di spalmatura del valore della quota di ammortamento in un periodo lungo, probabilmente più lungo di quelli ad oggi considerati nei piani economico finanziari delle imprese.

Al di la dei problemi tecnico / normativo di subentro in concessioni da parte di differenti gestori (risolvibile attingendo all’esperienza dei servizi a rete), la prima considerazione è che il metodo sia particolarmente adatto ad affidamenti in house di matrice pubblica dove normalmente non si hanno grandi pretese sui margini (minori sono e minori sono gli impatti sulla tariffa) e durate di affidamento illimitate. Mendo adatto quindi a contesti in cui gli affidamenti per gara hanno lasciato margini migliori alle imprese partecipanti o creato sistemi di misura della produttività non basato sui costi ma su standard gestionali le cui durate sono evidentemente inferiori a molte vite utili indicate nel DCO 351.

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Alfredo Rosini
alfredo.rosini@mixura.com